Da quest’anno, grazie a una straordinaria continuità, anzi a un crescendo qualitativo, il Metodo classico dell’Oltrepò pavese ha un nuovo riferimento assoluto: il Pinot nero Docg “2005” Pas Dosé di Finigeto (36 mesi).
A un passo dall’ingresso nella Guida Top 100 migliori vini italiani WineMag.it 2021 in occasione delle degustazioni alla cieca dello scorso anno, la cantina di Montalto pavese (PV) guidata da Aldo Dallavalle ha messo sul mercato da poche settimane un grande millesimo 2017.
Per l’azienda, e per me che ne sono l’enologo – commenta Marco Terzoni – sono grandi soddisfazioni, perché il lavoro che ci sta dietro è tanto e meticoloso».
«Questa – continua – è la bollicina su cui l’azienda punta maggiormente. La sua uscita è stata attentamente ponderata e programmata in funzione delle scelte in vigneto, delle lavorazioni in fase di pressatura, vinificazione ed un attentissimo affinamento sulle fecce fini».
Una gioia che il winemaker di Finigeto esprime a WineMag.it dopo l’assegnazione del punteggio di 93/100. «I vigneti da cui derivano le uve utilizzate – aggiunge Terzoni – sono i più vecchi dell’azienda, circa 40 anni, e l’esposizione è a nord».
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, l’Oltrepò pavese Metodo Classico Pinot nero Docg Pas Dosé “2005” di Finigeto – il nome di fantasia rievoca l’anno di fondazione della cantina – evidenzia un perlage finissimo e molto persistente.
La sboccatura recente, febbraio 2021, regala un calice ancora leggermente nervoso, ma già in grado di evidenziare in ogni componente che si tratti di un “Noir” di razza pura.
Emergono sentori elettrici d’agrume; scosse ad alta tensione che, abbinate ai frutti gialli maturi, alle erbe aromatiche fresche e a un tocco altrettanto vivace di piccoli frutti croccanti come il ribes, rendono ancor più piacevole il letto di lievito su cui si snoda, sinuoso, l’olfatto.
Splendida la corrispondenza e ancor più emozionante la ricerca (a buon fine) delle caratteristiche dei grandi Metodo classico base Pinot Nero oltrepadani, privi di dosaggio: quella tensione distesa, quel gioco al limite dell’ossimoro tra una verticalità agrumata e salata e la larghezza, quasi grassa, di un frutto che sembra messo lì apposta a riequilibrare il sorso.
Ma nulla è lasciato al caso quando si parla di grandi vini e grandi spumanti e il sorso dimostra come sia stato tutto calcolato alla perfezione. Dalla gestione del vigneto alla raccolta; dalla selezione alla vinificazione. Senza dimenticare la perfetta scelta delle tempistiche dell’immissione sul mercato della nuova annata (non scontata).
Piena, salina e di una persistenza precisa e di rara lunghezza, la chiusura del Pas Dosé “2005” millesimo 2017: chiosa autentica di un concerto d’archi oltrepadani che non potranno che suonare ancor più all’unisono, nei mesi a venire.
LA VINIFICAZIONE
«Il Pinot nero – sottolineano Aldo Dallavalle e l’enologo di Finigeto Marco Terzoni – è un vitigno dal carattere indomabile e dalla forte personalità. Per questo abbiamo raccolto la sfida di vinificarlo nella sua vera essenza, in questa bottiglia».
Cosa significa “essenza”? È presto spiegato. Le uve provengono da vigneti allevati a guyot, ubicati in terreni argilloso-calcarei, esposti a nord. Raccolte rigorosamente a mano, in cassette da 18 kg, vengono velocemente portate in cantina.
Qui, dopo una pressatura soffice, solo il 45% del mosto è stato sottoposto alla vinificazione in bianco: la parte più nobile. Effettuata la prima fermentazione in acciaio a temperature mai superiori ai 16 gradi centigradi, il vino ha riposato fino alla primavera del 2018.
Con la bella stagione, il Pinot Nero è stato messo in bottiglia con la liqueur de tirage, per lo svolgimento della seconda fermentazione. Le bottiglie, tappate a corona, sono state stoccate in un ambiente protetto della cantina, a temperature di 14 gradi centigradi.
Una volta terminata la seconda fermentazione, sempre secondo il “protocollo” dell’Oltrepò pavese Metodo Classico Pinot nero Docg Pas Dosé “2005” di Finigeto, l’affinamento sulle fecce fini si prolunga per un minimo di 36 mesi.
Trascorsi i 3 anni minimi di lunga attesa, la bottiglia viene degorgiata e tappata con il sughero a fungo, senza aggiunta di liqueur d’expédition, ovvero senza il minimo dosaggio. Il Pinot Nero dell’Oltrepò, insomma. In purezza.
***DISCLAIMER: La recensione di questa etichetta è stata richiesta a WineMag.it dalla cantina, ma è stata redatta in totale autonomia di giudizio***
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.